Torno moderatamente alla carica :-)
Il concetto espresso dallo scrittore russo è semplicissimo.
In un regime totalitario sono pochi o pochissimi gli aderenti “convinti”, indottrinati, attivi. La massa lo è solo per convenienza meschina, amor del quieto vivere, interessucci piccolo-borghesi.
Così è stato sotto il bolscevismo, così fu durante il nazionalsocialismo, così è oggi.
Inutile stupirsi e indignarsi per la propaganda asfissiante di settant’anni fa, inutile inorridire per quanto successo a Dachau o Kolyma, quando adesso – nel tempo che di è dato di vivere – gli oltre sei milioni di sterminati con l’aborto solo in Italia non suscitano, nel migliore dei casi, neppure un pensiero pietoso…
Ma basta leggere lo straordinario incipit:
Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore […]
per capire che queste parole valgono oggi come quarant’anni fa.
Ciao.
Luigi